Pellicceria: export a +4%. Vera o eco? Approfondiamo.

 

Il 2017 si è chiuso con un segno positivo per quanto riguarda le esportazioni del comparto italiano della pellicceria, che ha registrato un incremento del +4%. Se Cina, Francia e Russia occupano il podio dei Paesi di riferimento, gli Stati Uniti crollano del -34%. Parallelamente all'aumento delle esportazioni è aumentato però anche l'import: +6,5%, soprattutto da Cina e Spagna.
 In totale il valore della produzione del comparto è stato di 1.367 milioni di euro; tra i punti critici anche le chiusure delle aziende manifatturiere in Italia, in particolare proprio le pelliccerie: solo nel 2017 hanno chiuso 2.585 imprese.

 
In merito alla diatriba tra pellicce naturali e sintetiche, sempre in auge, l’IFF (International Fur Federation), ha lanciato una campagna globale per mettere in luce il danno ambientale causato dalle pellicce realizzate in materiale sintetico, considerate un’alternativa etica a quelle naturali.
 
Nell’ambito della campagna è stato realizzato un video che dimostra la natura dannosa delle pellicce sintetiche, veicolato in tutto il mondo: Cina, Giappone, Taiwan, Corea, Russia, USA e Europa. Obiettivo dell’IFF è dimostrare che le pellicce naturali sono la sola “scelta responsabile”.   
 
“Le pellicce sintetiche hanno un forte impatto sull’ambiente in quanto sono realizzate con prodotti chimici e utilizzando nylon e poliestere, materiali che emettono microfibre plastiche che vengono assorbite dall’ambiente marino e impiegano decenni per biodegradarsi, interferendo così con la catena alimentare”, ha spiegato  Roberto Scarpella, Presidente AIP (Associazione Italiana Pellicceria). “Le pellicce naturali, al contrario, sono biodegradabili e i materiali di scarto della loro produzione sono trasformati in bio-carburanti e fertilizzanti”.

Il match tra animalisti e sostenitori delle pellicce animali continua.

Dopo le recenti svolte fur-free di grandi maison del lusso la parola passa all’International Fur Federation, associazione nata nel 1949 che rappresenta l’industria delle pellicce regolandone pratiche e commercio.

Dire ‘no’ alle pellicce naturali sarebbe una scorciatoia che non risolve i problemi ambientali: “La pelliccia è un materiale naturale e quindi sostenibile, riciclabile, capace di durare per intere generazioni e totalmente biodegradabile”, afferma l’Iff in un comunicato ufficiale, ricordando l’allarme ambientale proveniente dal forum delle Nazioni Unite di Ginevra in cui la moda appare come seconda industria al mondo per il consumo di acqua, capace di produrre il 20% del totale delle acque di scarico e il 10% delle emissioni globali.

A sostegno delle proprie tesi, la federazione ricorda che entro il 2020 le aste ufficiali nelle quali vengono vendute nel mondo le pelli di pellicceria proporranno esclusivamente pelli provenienti da allevamenti controllati da certificatori e veterinari indipendenti ed esterni al mondo della produzione. “Abbiamo tutti la responsabilità di proteggere i nostri oceani e l’ambiente dalla plastica, – dichiara Mark Oaten, CEO dell’International Fur Federation -. Nel mondo della moda, usare materiali naturali come la pelliccia è un modo per salvaguardarli. La pelliccia è biodegradabile e dura per generazioni a differenza della pelliccia sintetica che ha una base chimica e finisce per danneggiare l’ambiente. La pelliccia naturale proviene da allevamenti altamente regolamentati o dall’ambiente selvatico come parte della gestione di conservazione. Credo davvero che la pelliccia naturale sia la scelta responsabile per designer e consumatori.