06/03/2017 – Conoscere il bamboo. Il suo utilizzo nel tessile e nella lavorazione dei capi. Quali i benefici?

 

La specie di bamboo più utilizzata per il tessile è il “Phyllostachys Heterocycla Pubescens”, una qualità di bamboo molto alta e per questo non preda dei panda che amano invece i germogli e la parte morbida, raggiungibile dal basso.

 Ciò che la rende una coltivazione particolarmente sostenibile è la sua veloce crescita e maturazione. Il bamboo può infatti crescere anche di un metro in una sola notte e raggiungere altezze oltre i 20-30 metri.

 È quindi fortemente rinnovabile, ma oltre a questo altre caratteristiche la rendono amica dell'ambiente e dell'uomo:

  •   il bamboo si espande tramite radici, le quali germogliano sottoterra e si direzionano verso fonti di umidità. Ha quindi una riproduzione molto rigogliosa e spontanea 
  •   non ha bisogno di pesticidi o fertilizzanti ma anzi è lui stesso che nutre il terreno e lo compatta;
  •   è biodegradabile al 100% e presenta un'alta produzione di biomassa;
  •   è molto resistente ad uragani e smottamenti;
  •  assorbe elevate quantità di biossido di carbonio, trasformandolo in ossigeno, un aspetto importante che contribuisce a ridurre l'effetto serra.

Il bamboo è un'ottima risorsa naturale dalle straordinarie potenzialità. Ed è per questo che la lavorazione in ambito tessile sta prendendo piede in maniera sempre più rilevante.

Il processo di lavorazione del bamboo consiste nella trasformazione in fibra tessile tramite frantumazione delle parti legnose. 

Il processo può svolgersi in due modi:

  1.  Il primo avviene per mezzo di enzimi naturali, un metodo ecologico come quello quello che si attua per la lavorazione del lino e della canapa ma che presenta un costo più elevato e che produce un tessuto più rigido, con una trama più evidente, simil tela. Con questo processo di realizzavano soprattutto lenzuola ma anche camicie e pantaloni le quali però rimanevano non molto vestibili e per le quali oggi si usa più che altro canapa e lino.
  2.  Il secondo invece avviene tramite sostanze quali N-metilmorfolina-N-Ossido-monoidrato, non tossiche, che frantumano la cellulosa mediante un processo a "circuito chiuso" in modo tale che il 99,5% delle sostanze possa essere riutilizzato per altri processi. Quest'ultimo metodo viene comunque considerato totalmente ecologico ed ecosostenibile ed è lo stesso che viene utilizzato per la lavorazione del lyocell. Così si ottiene la viscosa di bambù, tanto amata soprattutto dalle donne perché possiede una consistenza setosa e morbida ed è naturalmente aderente.

 Per concludere, riassumiamo i benefici delle fibre di bamboo:

 

  1.         sono naturalmente ipoallergenici e antimicrobici grazie allo speciale agente antibatterico autoprodotto chiamato bambù kun che blocca la proliferazione di batteri che possono        causare cattivi odori. Per questo i capi in bambù mantengono a lungo una naturale freschezza e igiene;
  2.         posseggono una naturale lucentezza e morbidezza al tatto;
  3.         proteggono dai raggi UV, schermano infatti fino al 98% dei raggi solari;
  4.         sono al 100% biodegradabili, possono essere quindi smaltiti senza lasciare residui nell'ambiente;
  5.         posseggono eccellenti proprietà di ventilazione e assorbimento dell'umidità grazie alla particolare sezione strutturale ricoperta da microfessure;
  6.         il tessuto rimane morbido e delicato sulla pelle, anche per quelle più sensibili, grazie alla struttura liscia e rotonda delle fibre (è invece sconsigliato l'uso per chi soffre di sensibilità chimica).

Nell'immagine due viscose di bamboo proposte da  Botto Giuseppe per la collezione p/e 18.